CHE MONDO SAREBBE SENZA LA CARTA?
CHE MONDO SAREBBE SENZA LA CARTA?
Immaginiamo per un momento che la carta non esista più. Cosa perderemmo? Tutto. Comincia da questo presupposto un po’ paradossale un bel libro (stampa libri su carta graffietti) che ho letto di recente, L’odore della carta scritto da Ian Sansom. La carta è una tecnologia con la quale abbiamo dato un senso al mondo, dice in sostanza Ian Sansom, e se siamo quello che siamo, è perché la nostra vita è di carta, dal certificato di nascita a quello di morte passando per lo studio e il gioco, l’arte e la letteratura, la musica e persino la cultura digitale. E allora molto, quasi tutto quello che ci serve per vivere è nato sulla carta ed è facile immaginare che senza la carta saremmo come morti, peggio non saremmo mai nati. Nati come civiltà intendo. Perché senza carta poco o nulla sapremmo delle civiltà venute dopo quella egiziana, avremmo perso la cultura classica che a pensarci bene, se non ci fossero state le biblioteche neanche sapremmo che erano esistite, e lo stesso dicasi della Cina e del mondo arabo. E ringraziamo Iddio se gli arabi nel 571 fecero prigionieri due disgraziati cartai cinesi a Samarcanda e si fecero dire, a botta di minacce, la ricetta per fabbricare la carta… che altrimenti non saremmo neppure qui, leggibili e cancellabili come siamo, indimenticabili e superflui, persino tanto stupidi da dire che la carta è morta che “è come decidere un bel giorno”, dice il filosofo Jacques Derrida, “di smettere di parlare perché ormai abbiamo imparato a scrivere”.
(Fonte rivista Print Buyer – articolo di Anna Aprea giornalista).